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Un patrimonio immobiliare valutabile in miliardi di euro. Lo conferma una perizia dell'avvocato Gioacchino Genchi, consegnata alla procura di Palermo più di vent'anni fa e mai utilizzata nelle indagini. L'informatico forense, a quei tempi funzionario di Polizia e consulente di molte procure, tranquillizza: "Il sequestro dei beni non cade in prescrizione". Cliccando sulla foto si apre l'intervista di Pino Finocchiaro.
Una pista mai battuta. Un fascicolo dimenticato anni fa che avrebbe potuto e potrebbe ancora condurre al tesoro nascosto di Bernardo Provenzano. Dal passato viene fuori un’incredibile storia legata al nome di Giovanni Napoli, oggi settantenne, fedelissimo del padrino corleonese. Napoli assieme al boss Cola La Barbera, entrambi di Mezzojuso, hanno curato una parte della latitanza di Provenzano. Napoli viene arrestato il 6 novembre 1998. I carabinieri del Ros perquisiscono la sua abitazione e trovano sette floppy disk, marca Polaroid. Non riescono ad aprirli e l’allora pubblico ministero di Palermo, Maria Teresa…
Solito argomento Despar... Non è la lista della spesa scritta su un foglietto. Così cominciava uno dei pizzini di Bernardo Provenzano spedito dall'ultimo covo a due dei suoi fedelissimi. Il "solito argomento" perché intorno alla gestione di Despar più di una volta in Sicilia ci sono stati attriti e accordi complessi. Legata a quella che oggi è più di un'ipotesi investigativa: tutta la catena nell'isola era controllata da Cosa nostra, dal momento della costruzione dei market, fino alla scelta delle assunzioni e dei fornitori. Lo scenario è quello di un…
PALERMO. Perfino Bernardo Provenzano, durante la sua villeggiatura a base di ricotta e cicoria nel casolare di Montagna dei Cavalli, aveva gettato le basi per l’apertura di un supermercato Despar nella sua Corleone. Aveva fiutato l’affare, il vecchio Binu. Soldi a fiumi, contanti subito e pagamenti a tre mesi: il modo migliore per riciclare i proventi del racket. Così, senza indugiare troppo, decise di investire della questione direttamente Matteo Messina Denaro, il «titolare» del marchio per la zona di Trapani. L’uomo che, attraverso Giuseppe Grigoli, aveva piazzato punti vendita in mezza…
PALERMO - ''Dagli accertamenti effettuati risultano numerosi contatti tra telefoni fissi di un ufficio dei servizi segreti di Palermo e utenze telefoniche intestate a Giorgio Riolo, Antonio Borzacchelli e Francesco Campanella. Utenza telefonica, quest'ultima, nella disponibilità dell'on. Salvatore Cuffaro o di personale a lui vicino, politicamente e professionalmente''. Lo ha detto Gioacchino Genchi, consulente informatico della procura, ai giudici del processo alle talpe alla Dda che vede fra gli imputati il presidente Cuffaro, l'imprenditore Michele Aiello e il maresciallo Giorgio Riolo. Genchi precisa che ''i contatti sono avvenuti in un periodo…
«Sembra di tornare indietro negli anni, quando per intercettare un telefonino si correva dietro al mafioso, da una parte all'altra della città, con una valigia piena di strumentazioni. La verità è che gli ultimi ritrovati della tecnologia, come gli Mms, vengono subito sperimentati dalla criminalità, poi lo Stato si attrezza». Il vicequestore Gioacchino Genchi, l'esperto informatico della Procura di Palermo, li ha visti passare tutti sullo schermo del suo computer i mafiosi al telefonino. Li ha incastrati con un tabulato o un'intercettazione: i primi furono gli stragisti di Capaci, che…
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