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Palermo: non resiste al “ciavuru” delle “stigghiole” ed evade dai domiciliari

IL FATTO, LO SCORSO 1 MAGGIO

ilSicilia.it - 28 ottobre 2020 - di Davide Guarcello

Certi “richiami” e “peccati di gola” non sono facilmente resistibili a Palermo. Nella città incoronata capitale italiana dello street food (e addirittura la quinta città al mondo), può accadere anche qualcosa di davvero singolare.
 
In pieno lockdown, lo scorso 1 maggio, quando ancora vigevano misure restrittive in tutta Italia, in un residence in zona Pagliarelli un palermitano si è messo ad arrostire stigghiole, piatto tipico della cucina siciliana e palermitana, che ha come ingrediente base le budella (in particolare quelle di agnello) e che «come tale gode di riconoscimento ufficiale, grazie all’inserimento nella lista dei prodotti agroalimentari tradizionali italiani (PAT) del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali».
 
In tale contesto, «inebriato dall’odore dei fumi delle “stigghiole”, il signor ***** non ha saputo resistere al desiderio di degustare appieno la sapidità della “stigghiola” scottata, appena arrostita sulla brace, e si è portato nell’uscio della propria abitazione (all’interno della recinzione del proprio lotto, situata all’interno del residence), dove è stato visto, in tuta, dai Carabinieri che dal cancello principale esterno, avevano suonato alla sua abitazione per eseguire un ordinario controllo». 
 
Così l’avvocato Gioacchino Genchi ripercorre le fasi dell’evasione dai domiciliari del suo assistito.
 

Gioacchino Genchi Nella sua memoria difensiva, il legale scrive: «Un peccato di gola che gli è costato l’arresto in flagranza del reato di evasione, convalidato dal Giudice che, con molto buon senso, non ha ritenuto di applicare all’indagato alcuna misura cautelare, “non ricorrendo nessuna delle esigenze di cui all’art. 274, lettera c), c.p.p.”, tenuto conto “delle dichiarazioni interamente confessorie dell’arrestato” in ordine all’effettivo verificarsi dei fatti, oltre all’assoluta “occasionalità dell’episodio”, che dalle “modalità dell’azione” lasciava comunque ritenere “una non allarmante capacità a delinquere dell’arrestato”. Per le predette ragioni, il Giudice ha anche disposto “l’immediata liberazione dell’arrestato, se non detenuto per altra causa”.

 
Alla luce degli elementi considerati, l’isolato episodio di cui è stato protagonista, pur non potendo certamente costituire motivo di encomio o di ricompensa, appare del tutto banale ed isolato, tenuto conto del frangente e delle modalità con cui si è verificato. Peraltro, in relazione al contesto reato di evasione, il signor ***** non è stato ancora giudicato dal Tribunale di Palermo, nemmeno con sentenza di primo grado, talché deve applicandosi in suo favore il principio costituzionale della presunzione di innocenza, come per qualunque altro cittadino imputato. Nel caso di specie, non ricorre alcun ulteriore elemento rispetto alla vicenda, alquanto banale, dell’affaccio del giudicato all’uscio di casa, per degustare la prelibatezza della “stigghiola” appena scottata sulla griglia, all’ora di pranzo della giornata del 1° maggio. Per tale ragione, nell’ottica di favorire la rieducazione e l’inserimento sociale del condannato, si fa istanza all’On. Tribunale affinché venga ripristinata in favore del condannato l’autorizzazione al lavoro esterno, con le medesime modalità preesistenti alla revoca del beneficio».
 
Così ha concluso l’avvocato: «Sicuramente un peccato di gola ma nessun reato, né alcuna violazione del regime detentivo domiciliare».
 
Qui il servizio di Davide Guarcello su ilSicilia.it.