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L’ergastolo ostativo è “incompatibile” con la funzione rieducativa della pena. La profezia di Gioacchino Genchi alle “Iene”: “È contro la Costituzione”

Comunicato stampa - 16 aprile 2021 - di Redazione

L’ergastolo ostativo è “incompatibile” con i principi di uguaglianza e di funzione rieducativa della pena. È una posizione netta quella della Corte Costituzionale, che dà un anno di tempo al Parlamento per rimediare, ma se a maggio del 2022 la nuova legge non ci sarà, la norma che permette l’ergastolo ostativo verrà abolita perché “in contrasto con gli articoli 3 e 27 della Costituzione”.

 

La questione era già stata sollevata dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, che con la sentenza del 13 giugno 2019 aveva ordinato allo Stato italiano di eliminare l’ergastolo ostativo, una dura misura utilizzata per terroristi e mafiosi.

 

In quell’occasione, l’avvocato Gioacchino Genchi, uno dei più qualificati e conosciuti esperti informatici, che da vicequestore di polizia aveva collaborato con Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, intervistato dal giornalista Antonino Monteleone nel corso della trasmissione “Le Iene” su Italia1, andata in onda il 17 ottobre 2019, al minuto 10:41 del servizio, in maniera controcorrente rispetto alle reazioni politiche e giornalistiche che aveva suscitato la sentenza della Cedu, aveva espresso invece condivisione, arrivando addirittura a dire: “Purtroppo arriva solo in ritardo”.

 

Poi, a chi sosteneva che i giudici di Strasburgo avevano “riammazzato” i magistrati uccisi dalla mafia, aveva risposto: “Il senso di umanità e il rispetto della dignità dell’uomo che Falcone e Borsellino avevano io l’ho visto in pochissimi magistrati. Ho visto soffrire Paolo Borsellino nel momento in cui si rendeva conto che erano stati somministrati o si stavano per somministrare degli ergastoli a degli esseri umani fatti di carne e di ossa come lui. Falcone si è battuto perché si attuasse un sistema premiale per coloro che collaboravano con la giustizia e che si dissociavano”.

 

In punto di diritto, l’avvocato Genchi aveva ricordato quanto sancisce l’articolo 27 della Costituzione: “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”. Parole che aveva spiegato senza infingimenti: “Significa che non devono tendere alla tortura del condannato per farlo confessare. Questo è contro la Costituzione”.

 

Oggi la Corte costituzionale gli ha dato ragione.

 

La sua intervista dal minuto 10:41. Qui il video.