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Stipulati 400 contratti da un’agenzia allestita in un appartamento di via Migliaccio

Truffa delle false assicurazioni in manette quattro dipendenti

Repubblica - 23 settembre 2001 - di Enrico Bellavia

Quattrocento polizze fasulle, quattrocento attestati di rischio costruiti al computer con tanto di matrici e loghi delle compagnie assicurative. Contratti a prezzi concorrenziali, con premi competitivi, grazie alle classi di merito ribassate. Era questo il meccanismo di una truffa alle compagnie portata avanti da due subagenti e da altrettanti collaboratori: Fabrizio Polizzi, 36 anni, la sua convivente Clizia Scordo, 25 anni, Gerardo Carrese, 28 anni, e Maurizio Calandrino, 34 anni. I quattro sono finiti agli arresti domiciliari su ordine del gip Antonio Caputo, accusati a vario titolo di associazione per delinquere, truffa e falso. L’indagine è dei carabinieri della sezione reati contro il patrimonio del nucleo operativo, coordinati dal pm Alessandro Di Taranto. L’inchiesta è partita dai risultati di una perquisizione. Una telefonata anonima segnalava un insolito via vai da un appartamento di via Migliaccio, 23. Gli accertamenti hanno permesso di scoprire l’esistenza di una vera e propria agenzia assicurativa all’interno dell’abitazione di Polizzi e della Scordo. Ma è stato il computer sequestrato nell’appartamento a rivelare le dimensioni dei traffici dei quattro e l’andamento della truffa. Tra il sequestro e gli esiti della consulenza sul computer affidata a Gioacchino Genchi, consulente informatico della procura di Palermo, Polizzi e la sua convivente hanno provato a minimizzare. Polizzi si è di fatto addossato tutta la responsabilità della truffa. Ha detto di avere falsificato gli attestati solo in poche circostanze e ha allega to alla propria dichiarazione anche una lettera inviata a una delle compagnie delle quali aveva il mandato, proponendo la restituzione della differenza sui premi pagati dai clienti per un totale di poco meno di cinque milioni. Poca cosa per gli investigatori, che da lì a poco tempo, con la memoria del computer di Polizzi diventata un libro aperto hanno appurato 382 falsi, ricostruiti dopo una minuziosa indagine a campione sulle polizze stipulate dai quattro. L’indagine, spiegano i carabinieri, è destinata ad allargarsi. Si lavora per risalire a tutti i componenti del gruppo che agiva procacciando affari a una nutrita schiera di agenzie di società assicurative con sede a Palermo ma anche in provincia. Per il gip proprio l’ atteggiamento della coppia Polizzi Scordo che alla prima perquisizione aveva giurato di essere estranea ai fatti contestati ha costituito la spia della volontà degli indagati di chiudere la vicenda con ammissioni ridotte per limitare i danni. È questa la terza inchiesta in pochi mesi ap erta sul mondo delle assicurazioni. È ormai conclusa quella che ha portato a scoprire una rete ramificata di complicità tra medici e faccendieri che si occupava di prefabbricare falsi incidenti. In precedenza si erano registrate alcune strane aggressioni ad agenti assicurativi tuttora oggetto di accertamenti. La perquisizione in casa di Polizzi risale al maggio dello scorso anno, e in quella occasione, in una delle stanze adibite a ufficio, fu trovata parte della documentazione che ha consentito di avviare la verifica. Secondo le stesse conclusioni degli investigatori, però, buona parte delle false attestazioni, per qualità di stampa e realizzazione, sarebbero state eseguite utilizzando altra attrezzatura informatica.

Dall’esame delle 735 polizze finite nel monitoraggio dei carabinieri è risultato che dei 382 attestati falsi, la stragrande maggioranza, 366, erano della “Milano Assicurazioni” con la quale Polizzi aveva un rapporto da subagente. Il resto di “Sara”, “Bayerische”, “Assimoco” la società con la quale lavorava Carrese, “Nuova Tirrena”, “Meie”, “Sai” con cui stipulava le polizze Calandrino, “La Fondiaria” e “Levante Norditalia”. I responsabili delle agenzie raggirate hanno collaborato alle indagini.