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Dell’Utri assolto dall’accusa di calunnia

Secondo i pm il senatore di Fi aveva organizzato una "combine" contro i pentiti che lo accusano di collusione mafiosa nel processo in cui è stato condannato per concorso esterno in associazione mafiosa

Comunicato stampa - 9 ottobre 2006 - di Redazione

marcello-dell-utriAssolto “per non avere commesso il fatto”. E’ la sentenza emessa nei confronti di Marcello Dell’Utri, dai giudici della quinta sezione del tribunale di Palermo. Il senatore di Forza Italia era accusato di accusa di calunnia aggravata. Nei confronti del coimputato Cosimo Cirfeta, morto suicida nei mesi scorsi in carcere, i giudici hanno dichiarato “il non doversi procedere perché il reato è estinto per morte del reo”.

Il processo riguardava la presunta “combine” che, secondo l’accusa, il parlamentare avrebbe messo in atto con la complicità dei pentiti, Giuseppe Chiofalo e lo stesso Cirfeta, per screditare i collaboratori di giustizia che lo accusavano di collusioni con la mafia per l’altro processo, in cui è stato condannato a 9 anni per concorso esterno in associazione mafiosa. I pm avevano chiesto la condanna di Dell’Utri a 7 anni di reclusione.

Gioacchino-GenchiLa difesa del senatore chiese di respingere al processo la consulenza di Gioacchino Genchi. E ci riuscì. Poi, evidentemente, la lesse. E cambiò idea. “I magistrati furono molto corretti nel far riammettere al dibattimento il mio lavoro grazie al quale Dell’Utri fu assolto. Perché Dell’Utri con Chiofalo e Cirfeta non c’entrava nulla. Emergeva chiaramente che i contatti tra i mafiosi e il senatore erano di epoca assai successiva a quando il complotto era stato ordito”, sostiene il superconsulente nel libro di Edoardo Montolli Il caso Genchi. Storia di un uomo in balia dello Stato.