CONTATTA LO STUDIO
Pbx con ricerca automatica: 0692959901

BIMBA SCOMPARSA: FAMIGLIA SI AGGRAPPA ANCHE A UNA MEDIUM

LA MAMMA, GOVERNO SALVA LE DUE SIMONE MA NON FA NULLA PER DENISE

Ansa - 29 settembre 2004 - di Lirio Abbate

MAZARA DEL VALLO (TRAPANI) – A quasi un mese dalla scomparsa della piccola Denise, ci si aggrappa anche a una sensitiva. Una medium ha infatti affiancato per alcuni giorni gli investigatori impegnati nelle ricerche di Denise Pipitone, la bimba di tre anni rapita il primo settembre scorso a Mazara del Vallo mentre giocava davanti casa.

La donna è stata portata nell’abitazione della famiglia Pipitone, ha frequentato la stanza in cui viveva quotidianamente la bimba, e alla fine ha indicato i luoghi in cui ritiene che si possa trovare Denise. La medium ha detto di ”vedere” la piccola ”in mezzo ai maiali”. Così, su ordine della magistratura di Marsala che coordina le indagini, sono scattati nei giorni scorsi controlli in diversi allevamenti di suini nel trapanese.

La sensitiva è stata ascoltata anche dalla procura della Repubblica di Marsala, guidata da Silvio Sciuto; la donna ha riversato ai magistrati ”lo scenario che ha visto” grazie ai suoi ”poteri”.

”E’ un’amica che vive fuori dalla Sicilia – spiega Piera Maggio, la madre di Denise – che ci ha fatto visita per alcuni giorni e può aver dato indicazioni alle forze dell’ordine. Ma adesso, dopo aver ascoltato tanti medium che si sono fatti avanti, ognuno con la propria indicazione, il proprio suggerimento, che ho sempre girato agli investigatori, non ci credo più. Dopo 29 giorni dalla scomparsa di mia figlia dico solo che occorre pregare affinché venga ritrovata”.

”Sono una mamma disperata – aggiunge – che ha accolto tutti gli appelli, i suggerimenti, anche quelli dei medium; mi sono aggrappata a qualsiasi cosa potesse aiutarmi a trovare Denise. Alla fine mi sto rendendo conto che non hanno detto nulla di nuovo, adesso prego e sono nelle mani di Dio”.

Piera Maggio commenta con gioia la liberazione di Simona Pari e Simona Torretta, ma si dice ”rammaricata” per quanto ”il Governo non ha fatto per Denise”. ”Per mia figlia – afferma la donna – non si è speso nulla, le due Simone sono state ritrovate in Iraq dopo tre settimane ma per la vicenda di Denise, che si consuma a casa nostra, non viene fuori nulla”.

Il gruppo specializzato di investigatori del servizio centrale operativo della polizia, quelli della questura di Trapani e i carabinieri, che sono stati impegnati nelle ricerche della bimba, la scorsa settimana ha consegnato alla procura di Marsala un rapporto conclusivo sulle indagini.

Gli investigatori disegnano lo ”scenario” del sequestro, ma affermano di non avere le prove per dimostrare la colpevolezza delle persone sospettate, indicate con i loro nomi.

Gli inquirenti hanno voluto verificare, in prima analisi, che l’autore del sequestro non fosse un ”mostro”, o uno squilibrato in grado di colpire nuovamente. Nel rapporto il gruppo investigativo sostiene che la scomparsa di Denise si sviluppa ”in un contesto familiare”.

”Ho saputo – spiega Piera Maggio – che nelle prossime settimane dovrebbero esserci delle novità. Si attendono gli sviluppi di accertamenti tecnici disposti dalla procura”.

All’inchiesta contribuisce anche il lavoro svolto dal vice questore Gioacchino Genchi, consulente della procura. L’esperto informatico sta esaminando una serie di dati elettronici, incrociando tabulati telefonici di numerose persone, compreso ai contatti su internet di alcuni link frequentati dai sospettati.

Per spiegare la scomparsa di Denise sono state battute fino ad ora numerose piste, da quella ”privata”, a quella del ”mostro”, senza escludere quella che porta a riti satanici e alle ”messe nere”. Gli inquirenti hanno anche vagliato la possibilità di un rapimento da parte di tribù nomadi o di organizzazioni che gestiscono il traffico degli organi. Ma tranne il movente ”privato”, tutte le altre ipotesi sono state accantonate. Tra i ”sospettati” figurano anche due donne, che avrebbero avuto forti contrasti con Piera Maggio. Entrambe interrogate, hanno però respinto ogni addebito, offrendo agli inquirenti un alibi di ferro che ha retto a tutti i riscontri. (ANSA)