CONTATTA LO STUDIO
Pbx con ricerca automatica: 0692959901

Accusato di abuso sessuali, bidello assolto

La sentenza che lo aveva scagionato non è stata impugnata. In appello risponderà solo di possesso di materiale pedopornografico

Giornale di Sicilia - 17 febbraio 2022 - di Redazione

Un bidello di 50 anni, Ignazio Majolino, è stato definitivamente assolto dall’accusa di violenza sessuale nei confronti di due allieve minorenni dell’istituto odontotecnico in cui lavorava. La sentenza che lo aveva scagionato in primo grado è del luglio scorso e adesso sono scaduti i termini per impugnarla: nessun ricorso da parte della Procura né dalla Procura generale. In appello si andrà solo per il secondo reato contestato al collaboratore scolastico, la detenzione di materiale pedopornografico: su questo il pm Giulia Amodeo ha infatti presentato l’impugnazione.
 
Majolino era stato assolto per non avere commesso il fatto dagli abusi ai danni delle due minorenni e perché il fatto non costituisce reato dalla seconda ipotesi di reato. La decisione era stata emessa dalla seconda sezione del Tribunale, presieduta da Roberto Murgia, a latere Stefania Gallì ed Elisabetta Villa, che aveva accolto in toto la linea dell’avvocato Gioacchino Genchi.
 
I fatti risalgono alla mattina dell’11 aprile 2019, quando due ragazzine avevano riferito a una bidella e al vicepreside che un uomo, all’interno della scuola, le avrebbe prese per il collo e gettate a terra, per costringerle a subire il palpeggiamento del seno e del sedere. Subito dopo i carabinieri del Nucleo radiomobile avevano individuato e arrestato Majolino, sostenendo che la sua figura “rispecchiava perfettamente i dati” forniti dalle due vittime del reato.
 
Nelle motivazioni della sentenza risultano però decisive le contraddizioni delle vittime. Il giudice Gallì, relatrice, osserva poi che Majolino tra l’altro aveva offerto alla polizia giudiziaria una serie di dati “suscettibili di proficui approfondimenti investigativi e tuttavia rimasti senza alcun utile riscontro”.
 
L’avvocato Genchi è un ex dirigente di polizia e superesperto informatico. Decisiva così anche la posizione del cellulare dell’imputato nel momento in cui accaddero i fatti: l’apparecchio risultava infatti collocato in una cella compatibile con l’indirizzo di casa e non con la zona della scuola.