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Silenzio, qualcuno ci ascolta

Traffico internet, e-mail, telefonate: la nostra privacy è sempre più spesso violata. Ma c'è un modo di difendersi? Si, ce lo spiega il massimo esperto italiano in materia

Maxim - 2 agosto 2006 - di Edoardo Montolli

Screenshot 2019-05-29 12.46.14Di seguito l’intervista rilasciata da Gioacchino Genchi a Maxim. Qui il testo in pdf.

 

Siamo tutti schedati. Mentre impazza la bufera sulle intercettazioni telefoniche, pochi sanno che lo scorso dicembre il Parlamento Europeo ha modificato la direttiva 2002/58/CE sulle comunicazioni. Si chiama in gergo “data retenction” e obbliga i provider a conservare per 24 mesi (ma si spinge per portarlo a cinque anni) tutti i dati internet di ogni utente: i siti che ha visitato con tanto di data e ora e le mail (con tanto di allegato) inviate e ricevute. Un gigantesco archivio virtuale. Per il Garante della privacy si tratta (solo per l’Italia) di qualcosa come 200 milioni di conversazioni, 300 milioni di eventi di telefonia mobile (chiamate, sms e mms) e di 2 milioni e 400 mila giga byte di email. Il motivo è quello della sicurezza sul fronte terrorismo, la realtà invece è che c’è sempre qualcuno che sa cosa noi facciamo sul pc e con chi ci scambiamo messaggi di posta elettronica.

 

Le spie hanno le orecchie lunghe

Naturalmente questi dati, e solo i dati che riguardano un’indagine giudiziaria, finiscono in via esclusiva alle autorità competenti. Meglio, in via quasi esclusiva. Già. Perché il caso “Laziogate” ha mostrato come alcuni addetti riuscissero a entrare nel sistema Telecom senza lasciare alcuna traccia e a recuperare l’intero traffico telefonico di alcune persone. Cioè a sapere chi avessero chiamato, quando e per quanto tempo. Per poi girare le informazioni a chi le pagava. Riuscivano persino a sapere quando il telefono era stato messo sotto controllo dai magistrati e quindi ad avvertire l’amico di cambiarlo. In sostanza senza troppa fatica qualcuno poteva scoprire l’intera vita “comunicativa” di ognuno di noi: amici, donne, eventuali amanti.Vittime del vero Grande Fratello, quello di Orwell, dal quale però ci si può ancora difendere. Evitando intercettazioni, orecchie lunghe, spie che ascoltano tutto ciò che fai o che dici. “I Gsmk sono cellulari che costano qualche centinaio di euro (come i cryptophone, ndr) e che attraverso particolari codici scrambler alterano il tono della voce in maniera digitale, impedendo così un’intercettazione. Però, per funzionare bene, devono usarli entrambe le persone che sono al telefono”. A parlare è Gioacchino Genchi, consulente dell’autorità giudiziaria nonché massimo esperto di intercettazioni in Italia. Le sue indagini sui tracciati telefonici hanno inchiodato i principali boss mafiosi, a partire dagli assassini di Falcone e Borsellino, fino a Giusy Vitale, boss di Partinico. E alla vicenda del Senatore Marcello Dell’Utri. Chiamato in casi estremamente delicati, da Denise Pipitone alla recente strage di Caraffa, Genchi sostiene che perfino questa tecnologia sia stata ormai ampiamente superata. Almeno dai criminali, che, purtroppo, da tempo hanno scoperto come non farsi intercettare.

 

Come non farsi intercettare

“I programmi Msn e Skype, scaricabili gratuitamente dalla Rete, permettono di sviluppare conversazioni e perfino videoconferenze con più persone senza che nessuno possa ascoltare. Nella loro ultima versione, come la 2.5 Beta di Skype, è perfino possibile attribuirsi un numero di telefono straniero e comunicare con cordless bivalenti a computer spento o con comuni Gsm. Il tutto, oltre che a costi assolutamente ridotti rispetto alla media, nel perfetto anonimato. E con funzioni molto superiori ai cellulari: ci si possono scambiare in tempi rapidissimi filmati e fotografie, il che, nel mercato del traffico d’armi o della pedopornografia aiuta, e non poco, i criminali a trattare lo scambio, la compravendita. E infine a farla franca”. È vero infatti che è possibile rintracciare l’indirizzo virtuale della persona, l’Ip del computer. E capire così cosa abbia fatto e da dove si sia connesso. Ma anche questo ostacolo è stato superato dalla malavita. “Nei cosiddetti punti Hot Spot, ubicati ormai ovunque, dagli aeroporti alle stazioni, dalle discoteche ai giardini pubblici, ci si può connettere con il sistema Wi-Fi in wireless (senza fili, ndr) e avere così ogni volta un Ip o indirizzo diverso e altresì un account diverso”. Perché l’Ip in questione è quello dell’Hot Spot, non il tuo. Ed è in questo clima emergenziale che il Garante della privacy ha emanato un decreto affinché qualsiasi posto pubblico registri, documenti alla mano, ogni persona che si connette dalla postazione. Più facile a dirsi che a farsi. “Per ottenere un’intercettazione su questi sistemi, bisogna inoltrare una rogatoria internazionale – prosegue Genchi -, il cui esito è sempre incerto. Se pure dovessero cambiare la legge sulle intercettazioni, non risolveremo di certo facilmente questo problema, assai più serio”. Di fatto però le intercettazioni sono oggi in aumento. È così? “No. Il maggior numero di richieste presentate dipende dalla nuova tecnologia di telefoni cellulari. Prima, ai tempi dell’Etacs, il cellulare era uno solo. Ora, con i sistemi in roaming degli Umts, con le schede che si possono spostare di telefono in telefono e il gran numero di gestori cui si possono agganciare gli utenti, per rintracciare un solo numero si devono presentare richieste a molti più gestori di telefonia”. Viviamo in un clima da Grande Fratello. Sui giornali appaiono spesso anche le intercettazioni di chi è completamente estraneo all’indagine. Vicende morbose che prendono il sopravvento sulla storia giudiziaria da cui è partita l’inchiesta. “Personalmente sono contrario alla diffusione di questo tipo di intercettazioni anche durante il dibattimento. Il che però non significa limitare con una legge ad hoc le stesse intercettazioni. Che sono oggi uno strumento indispensabile per portare avanti le indagini più delicate”. Può farci un esempio? “Certamente. Limitare le intercettazioni solo per evitare la loro improvvida diffusione è come la reazione insensata di quel marito, che si è evirato perché la moglie gli aveva fatto le corna”. Ma se vi fa comunque paura essere preda di un reality in cui qualcuno possa scoprire la vostra doppia vita con amanti e amiche, allora se proprio dovete telefonare, fatelo sul pc usando Skype. Eliminate la visita a siti internet imbarazzanti e lasciate perdere la mail. Per la posta tornate alle vecchie lettere scritte a penna. Riavrete la vostra privacy perduta. Provenzano, che pure era ricercato dalle polizie di tutto il mondo, usava i pizzini. Per sapere qualcosa su di lui ci hanno messo 43 anni.