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MAFIA: INDAGINI SU TELEFONI PALERMO

Ansa - 8 agosto 1989 - di Redazione

PALERMO – Il procuratore della Repubblica di palermo, Salvatore Curti Giardina, ha detto all’Ansa: ”Non esiste il ragionevole sospetto che le anomalie riscontrate negli impianti telefonici a Palazzo di giustizia abbiano dato luogo ad intercettazioni telefoniche o che siano state finalizzate a compierne”. Ciò nonostante il procuratore ha affidato ai sostituti Giuseppe Ayala, Guido Lo Forte e Giuseppe Pignatone il controllo su tutto l’impianto telefonico giudiziario per l’adozione di eventuali iniziative di razionalizzazione e tutela. Il controllo viene eseguito da personale del servizio telecomunicazioni della polizia, diretto a Palermo dal dottor Gioacchino Genchi. La presenza di tre sostituti è stata disposta per la delicatezza implicita nell’accesso ad uffici giudiziari dove sono custoditi atti segreti.

La vicenda ha preso avvio nei giorni scorsi quando la responsabilità della tutela del giudice Giovanni Falcone è stata trasferita dal servizio scorte alla squadra mobile della polizia. Per motivi funzionali fu decisa l’installazione di un interfono tra l’ufficio del dottor Falcone e la squadra mobile della polizia. Ai tecnici incaricati il giudice chiese un controllo sul proprio telefono, per accertare la presenza di eventuali microspie. I tecnici la esclusero dopo avere utilizzato un apparecchio rivelatore che segnala interferenze indebite. Nell’ufficio del giudice fu anche collocato un impianto ”cripto”, che impedisce, distorcendo la voce, utili intercettazioni. Durante queste operazioni fu accertata, già nella stanza del magistrato, la presenza dei primi fili ”anomali”; numerosi altri ne furono rilevati in diversi ambienti. Queste anomalie sono state definite, in una relazione consegnata ieri dalla polizia alla Procura, come ”lavori non eseguiti a regola d’arte”. La relazione ha costituito la premessa per gli atti relativi in corso finalizzati ad ottenere da chi di competenza pronti interventi tecnico-finanziari. (ANSA).