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Intercettazioni, la Procura apre un’inchiesta

Repubblica - 9 agosto 1989 - di Francesco Viviano

PALERMO – Sulle anomalie, le derivazioni e le manomissioni delle linee telefoniche del giudice Falcone e di altri magistrati dell’ufficio istruzione riscontrate dagli uomini delle telecomunicazioni della Polizia di Stato, la procura di Palermo ha aperto una inchiesta. La caccia alla talpa elettronica è stata affidata ad un pool di magistrati, i sostituti procuratori Giuseppe Ayala, Giuseppe Pignatone e Guido Lo Forte. Una inchiesta che tenterà di accertare se il telefono di Falcone e quelli di altri suoi colleghi sono stati intercettati, così come sospettano gli investigatori della squadra mobile nel dettagliato rapporto consegnato l’altro ieri al procuratore della Repubblica Salvatore Curti Giardina. Un rapporto che definisce un colabrodo la rete telefonica del palazzo di giustizia e dove in almeno dieci punti era possibile intercettare con facilità l’utenza del giudice più scortato d’Italia. Ma nonostante la caccia alla talpa sia stata affidata a tre suoi sostituti il procuratore Curti Giardina tenta di minimizzare: Dopo avere esaminato il rapporto di polizia afferma Curti Giardina non esiste il ragionevole sospetto che le anomalie riscontrate nei telefoni abbiano dato luogo ad intercettazioni o siano state finalizzate a compierle. Una tesi che fa a pugni con gli innumerevoli interrogativi e sospetti dei bonificatori delle telecomunicazioni della polizia che concludono il loro rapporto sostenendo che non si può escludere in via assoluta che il telefono del giudice Falcone sia stato sottoposto ad intercettazioni. Ma non è soltanto la magistratura palermitana a voler vedere chiaro nella vicenda delle anomalie sui telefoni; anche il Consiglio superiore della magistratura si occuperà al più presto del caso. La richiesta è partita dal consigliere laico del Csm, Enzo Palumbo, che si è rivolto al vicepresidente dell’organo di autogoverno dei giudici, Cesare Mirabelli. Le contraddittorie notizie di stampa relative a possibili intercettazioni sulle linee telefoniche degli uffici giudiziari palermitani ed in particolare le non univoche dichiarazioni rese dai vari responsabili di quegli uffici degli organi inquirenti, sono motivo dice Mirabelli di grave disorientamento per l’ opinione pubblica già profondamente turbata dall’escalation della violenza mafiosa. Ieri mattina i tre magistrati palermitani incaricati di dare la caccia alla talpa hanno ripercorso insieme al dirigente della sezione telecomunicazioni della Polizia di Stato, Gioacchino Genchi la strada anomala dei fili telefonici. Sono stati sigillati cassette di snodo, armadi che erano aperti e dentro i quali passavano i fili, le derivazioni e gli strani collegamenti trovati in più punti nella rete colabrodo di palazzo di giustizia. Sequestrato anche il registratore trovato in una delle stanze della Corte d’appello. Ai tre magistrati il dirigente delle telecomunicazioni ha illustrato, con il supporto di una guida e di una documentazione fotografica, tutte le anomalie ed i possibili punti di intercettazione riscontrati durante l’ operazione di bonifica disposta dal questore e sollecitata dallo stesso giudice Falcone. Una bonifica che si è interrotta per incomprensioni con i carabinieri ma che continuerà per accertare se ci sono altre anomalie ed altre strane derivazioni sulla rete telefonica del palazzo di giustizia. Il sopralluogo ha riportato i tre magistrati nella stanza del giudice Falcone, nella sala computer dove è stata registrata una interferenza anomala e negli altri uffici dove si sono appuntati i sospetti, sempre più forti, degli esperti delle telecomunicazioni.